giovedì 16 settembre 2010
STORIA DEL ROCK: Led Zeppelin
Nel 1965 i Rolling Stones cantano "Satisfaction" e i Beatles "Michelle", ma i giovani londinesi amanti del British Blues non hanno occhi che per gli Yardbirds, gruppo di Keith Relf ed Eric Clapton. Quest'ultimo tuttavia non è del tutto convinto della troppa eccitazione e della poca ortodossia che Relf imprime al gruppo, e se ne va, sostituito da Jeff Beck. Nonostante il successo sembri dietro l'angolo, i caratteracci dei componenti del gruppo portano a una nuova crisi interna, e a fare le valigie nel 1966 è il bassista Paul Samwell-Smith, sostituito dal giovane Jimmy Page, già contattato per sostituire Clapton qualche mese prima. La superiore tecnica di Page provoca un rimpasto di ruoli, e il chitarrista Chris Dreja si accomoda al basso, lasciando Beck e il nuovo arrivato a duellare in scena in momenti torridi come quello immortalato da Michelangelo Antonioni in “Blow up”. Tuttavia, nonostante gli sforzi di Page di tenere unito il gruppo, non è destino. Dopo il disco "Little Games", senza Jeff Beck, il gruppo si scioglie; il manager Peter Grant però ha firmato dei contratti, e Page cerca qualcuno per un gruppo da chiamare New Yardbirds. Nel 1968 assiste a un concerto degli Hobbstweedle, e vede per la prima volta Robert Plant. "Il solo ascoltarlo mi faceva sentire nervoso. A distanza di anni, accade ancora: il suo canto è una sorta di gemito primordiale". Il terzo tassello è rappresentato da John Paul Jones, piuttosto attivo come strumentista e produttore artistico per Rolling Stones, Donovan e Herman’s Hermits. Già da qualche tempo aveva seguito le mosse di Page, e fiutò le potenzialità di un gruppo cui mancava ormai solo un batterista: questo venne trovato in John "Bonzo" Bonham, uso a foderare i rullanti e i tom di carta stagnola per fare più rumore. "Ci ritrovammo a suonare in una stanza", ricorda Page, "e dopo poco ci rendemmo conto di cosa stava succedendo. Iniziammo a ridere, per la gioia o per la consapevolezza di quel che potevamo fare noi quattro insieme". Nel gennaio 1969 uscì LED ZEPPELIN, trenta ore di registrazione per un costo di 1782 sterline: un successo anche in America, dove entra nei Top 10; un salto di qualità per il rock-blues senza tradire le proprie origini nemmeno nelle incursioni nella musica tradizionale ("Babe I'm gonna leave you"). Già cominciano le prenotazioni per il secondo disco, che arriveranno a 350.000 unità. Il successo del gruppo è immediato, e inizia un decennio di pura "rock-stardom". Le folli notti dei componenti del gruppo appartengono alla leggenda del rock; altrettanto leggendaria la propensione a certe influenze spirituali e qualcosina di più: Jimmy Page si interessò molto alla figura di Aleister Crowley, sacerdote di Satana che ispirò anche i Black Sabbath e i Rolling Stones.
LED ZEPPELIN II è dell'ottobre 1969, e non solo non delude le attese dei fans, ma ne guadagna di nuovi grazie all'impatto di "Whole lotta love" e "Moby Dick". Muddy Waters farà causa al gruppo sostenendo che "Whole lotta love" è copiata da "You need love", ma in effetti tutto l'approccio dei Led Zep al rock, come dimostrano i bootleg, è fatto di continue citazioni, musicali e liriche. Nel 1970, Page e Plant si prendono un periodo di vacanza nel cottage gallese di Bron-yr-aur, che contribuirà a indirizzarli verso il recupero di strumenti e arie della tradizione celtica. Un primo risultato è LED ZEPPELIN III, dove il fragore di "Immigrant song" è bilanciato dalle trame gentili di "Tangerine" e "That's the way". Tanta dolcezza non intralcia la dimensione mastodontica che stanno assumendo i loro tour: nel 1971 capitano anche a Milano, ospiti del Cantagiro dove sono destinati ad esibirsi prima di Al Bano. La calca fuori dal velodromo Vigorelli è paurosa, e la polizia carica coi lacrimogeni. Plant è disgustato dall'organizzazione: "Non verremo mai più a suonare in Italia". La promessa sarà mantenuta. Nel novembre 1971 esce LED ZEPPELIN IV o "Zoso", come alcuni fans lo nominano ‘leggendo’ la dicitura di uno dei simboli carichi di chissà quali significati esoterici che i quattro hanno scelto per emblemi. Superclassico del rock, "IV" è l'apogeo di un modo di fare rock inimitabile: l’attacco possente ma per nulla banale di "Black dog", l'adrenalina di "Rock and roll", le delicate atmosfere di "Battle of evermore" e "Going to California", la monumentale "Stairway to heaven" entrano a pieno titolo nella storia del rock. Nel 1972 Page va in India a imitazione dei Beatles e di Mick Jagger qualche anno prima; di lì a poco qualcuno scopre (o pensa di scoprire) che il messaggio "if you listen very hard" contenuto in "Stairway to heaven" è letterale: facendo girare il solco al contrario, la puntina rivelerebbe una dolce elegia a Satana intonata da Plant. Nel marzo 1973 esce HOUSES OF THE HOLY, prima parziale delusione, anche a causa dell'impossibile raffronto con il disco precedente. C'è una ricerca di suoni nuovi, di atmosfere più sofisticate nelle quali è evidente la mano di John Paul Jones, che si dedica sempre più al mellotron in brani di notevole spessore come "No quarter" o "The rain song". Compare persino un reggae, "D'yer mak'er" (che non a caso si pronuncia come “Jamaica”).
La popolarità "live" del gruppo comunque è esente da pericoli, e le vendite di HOUSES OF THE HOLY permettono la creazione della Swan Song, etichetta del gruppo che imita anche in questo caso la Apple dei Beatles e la Rolling Stones Records. Primo frutto è PHYSICAL GRAFFITI (1975), doppio album discontinuo nonostante alcuni lampi: il suono appare sempre più involuto, ma effettivamente unico nel suo genere. "Kashmir" è il manifesto dei "secondi" Led Zeppelin: una fusione ambiziosa di rock, blues e musica tradizionale asiatica. Il 1976 è l'anno di PRESENCE, meno pretenzioso ma anche meno ispirato, dove ci si rifugia nei toni epici di "Achille's last stand", che sembra sottolineare la dimensione omerica di una megaband sempre meno interessata ai tempi che corrono. Nella loro Inghilterra il punk sta esplodendo, ma per gli Zep la canzone non cambia: THE SONG REMAINS THE SAME è il titolo del doppio album dal vivo e del film in uscita alla fine del 1976. Un'autocelebrazione, che precede un periodo buio di problemi personali e familiari, al termine del quale il gruppo, sempre veneratissimo, dà alle stampe IN THROUGH THE OUT DOOR, nei negozi nel 1979. Intriso di tastiere, composto in una sorta di limbo, è la testimonianza di una band che si è volontariamente allontanata dalle proprie radici blues, e si trova a proprio agio tra voglie di musica "progressive" quasi alla Yes. Durante le prove del nuovo, attesissimo tour, John Bonham viene trovato morto, a causa del cocktail di alcool e psicofarmaci che lo aiutavano a sostenere i ritmi elevatissimi e le performance straordinarie cui il gruppo aveva abituato il pubblico. I tre superstiti decidono che continuare non avrebbe senso. Abbastanza ricchi da potersi divertire con la musica, intraprendono diverse carriere, la più fortunata delle quali (senza esagerare) è quella di Plant, mentre deludono le prove di Page nei Firm, con Jeff Beck e con l'attesissimo disco solista "Outrider". Ogni tanto il gruppo si regala, in modo disincantato, ai fans osannanti: con la session "old rock" degli Honeydrippers (1984), al Live Aid, 1985 (Phil Collins alla batteria), in un concerto celebrativo per il quarantesimo compleanno della Atlantic, (1988, Jason Bonham, figlio di John, dietro i tamburi). Poi, la sorpresa: Page e Plant in tour assieme (anche in Italia, per una eccellente performance sotto un alluvione nel 1994 a Milano) e in un disco, NO QUARTER, a metà tra l'unplugged e il nuovo lavoro. Spiccano alcune spettacolari versioni di "Kashmir" e "Gallows pole", ma John Paul Jones, impegnato nel frattempo con Diamanda Galas, se ne ha a male. "Potevano chiedermelo, tanto più che hanno intitolato il disco come una canzone che mi appartiene in modo particolare". "Sarebbe stato come riformare i Led Zeppelin, e non era quello che volevamo", spiega Plant (che nel 1998 pubblicherà un altro album in coppia con il chitarrista, WALKING INTO CLARKSDALE). L’anno prima, anche per placare una fame di bootleg che a diciassette anni dallo scioglimento non accenna a diminuire, viene pubblicato il doppio The BBC SESSIONS, con esecuzioni dal vivo risalenti al periodo 1969-1971, selezionate dallo stesso Page. E’ solo l’antipasto: nel 2003 prende finalmente corpo un progetto a lungo favoleggiato, un doppio DVD di oltre cinque ore di durata che documenta in immagini, per la prima volta, l’evoluzione live della band, accompagnato da un triplo CD, HOW THE WEST WAS WON, compilato pescando da due concerti tenuti a Los Angeles e Long Beach a fine giugno 1972. Ma la vera bomba esplode quattro anni più tardi: nei primi giorni del settembre 2007 comincia a circolare notizia che Page, Plant, Jones e il figlio di Bonham, Jason, suoneranno a una serata di beneficenza in memoria di Ahmet Ertegun, fondatore della Atlantic Records e loro sostenitore della prima ora. I biglietti per il concerto reunion alla O2 Arena di Londra, 20 mila posti disponibili, vengono messi all’asta in rete provocando un’ondata record di contatti (20 milioni, secondo alcune stime). Causa una frattura al dito subita da Page, l’esibizione inizialmente fissata per il 26 novembre viene poi spostata al 10 dicembre: in quell’occasione gli Zeppelin sono preceduti sul palco da Rhythm Kings (il gruppo di Bill Wyman), Paolo Nutini, Foreigner e Pete Townshend, come loro legati alla Atlantic.
FORMAZIONE:
Jimmy Page: chitarre
Robert Plant: voce
John Paul Jones: basso, tastiere
John Bonham: batteria
DISCOGRAFIA ESSENZIALE
LED ZEPPELIN 1969 Atlantic
LED ZEPPELIN II 1969 Atlantic
LED ZEPPELIN III 1970 Atlantic
LED ZEPPELIN (FOUR SYMBOLS) 1971 Atlantic
HOUSES OF THE HOLY 1973 Atlantic
PHYSICAL GRAFFITI 1975 Atlantic
PRESENCE 1976 Atlantic
THE SONG REMAINS THE SAME 1976 Atlantic
IN THROUGH THE OUT DOOR 1979 Atlantic
CODA 1982 Atlantic
REMASTERS 1990 Atlantic
LED ZEPPELIN (BOX SET 4CD) 1990 Atlantic
THE BBC SESSIONS 1997 Atlantic
EARLY DAYS: THE BEST VOL. 1 1999 Atlantic
LATTER DAYS: THE BEST VOL.2 2000 Atlantic
HOW THE WEST WAS WON 2003 Atlantic
MOTHERSHIP 2007 Atlantic