venerdì 24 settembre 2010

Morto l'insegnante che ispirò il nome ai Lynyrd Skynyrd


In uno dei pochi casi in cui la "leggenda rock" poi risponde a verità, fu proprio il nome dell'insegnante di ginnastica a suggerire a degli studenti, che successivamente sarebbero diventati famosi, il nome della band che avevano in cantiere. L'insegnante, che secondo alcune versioni alla scuola "Robert E. Lee" impartiva lezioni di ginnastica e secondo altre invece si occupava
solamente di basket, era tale Leonard Skinner. L'uomo aveva preso di mira alcuni ragazzi, tra i quali Gary Rossington e Bob Burns, perché secondo lui avevano i capelli troppo lunghi. E questi si vendicarono storpiando nome e cognome del prof, con fortissima inflessione sudista, facendoli diventare il nome del loro gruppo: Lynyrd come Leonard e Skynyrd come Skinner. Il signor Skinner è morto all'età di 77 anni nella stessa città in cui i Lynyrd Skynyrd, esplosi in tutto il mondo con "Sweet home Alabama", furono fondati nel 1964, Jacksonville in Florida. Rossington ha detto: "Ebbe un così grande impatto sui nostri anni scolastici che il nome del gruppo fu costruito su di lui. Siamo vicini alla sua famiglia". Nel 1996 il signor Skinner, riferendosi all'acquisizione forzata del suo nome da parte del gruppo, disse: "Tanto mica potevo oppormi. E che potevo fare?".

mercoledì 22 settembre 2010

R.E.M., il nuovo album nei negozi in aprile


Dovrebbe raggiungere i negozi entro l'aprile del prossimo anno il nuovo disco dei R.E.M.., ideale seguito di "Accelerate" del 2008: l'album, del quale ancora non si conosce il titolo, è stato registrato ai Music Shed di New Orleans e agli Hansa Studios di Berlino, dove gli U2 hanno fissato su nastro "Achtung baby" e David Bowie il suo ''Heroes''. Altre registrazioni addizionali sono state effettuate presso un non meglio specificato studio di Nashville. Come già riferito da Rockol, a coordinare i lavori è stato chiamato il produttore Jacknife Lee, da tempo sodale di Michael Stipe e soci e in passato già alla corte di - tra gli altri - Kasabian, Snow Patrol e Editors. A proposito di Snow Patrol, fu lo stesso Peter Buck ad ammettere che le nuove registrazioni abbiano risentito dell'influenza del lavoro realizzato coi Tired Pony, gruppo nel quale milita insieme a Gary Lightbody, frontman della band scozzese: "Su almeno uno dei brani che abbiamo registrato mi sono scoperto a pensare: 'Ecco, a Gary piacerebbe una cosa del genere, lui suonerebbe una parte simile'. L'ho fatto davvero, ed è finito sul nuovo disco", ha detto Buck.

martedì 21 settembre 2010

Biografie: Gov't Mule


Warren Haynes (chitarra e e voce) e Allen Woody (basso e voce) formano i Gov’t Mule nel 1994 come progetto parallelo alla Allman Brothers Band in cui entrambi militano. Arruolato il batterista Matt Abts, l’anno seguente il “power trio” pubblica l’omonimo album di debutto con buoni riscontri di critica; il secondo titolo del catalogo, LIVE AT ROSELAND BALLROOM, è il primo di una lunga serie di dischi dal vivo che colgono il gruppo nella sua dimensione ideale (il successivo LIVE…WITH A LITTLE HELP FROM OUR FRIENDS, in versione doppio o quadruplo cd, si avvale della collaborazione di amici come Marc Ford dei Black Crowes e di altri membri della famiglia Allman, il chitarrista Derek Trucks e il tastierista Chuck Leavell). Dopo LIFE BEFORE INSANITY, cui partecipa anche Ben Harper, sul gruppo si abbatte la tragedia: nell’agosto del 2000 Woody viene trovato morto nella sua camera d’albergo. Dopo un primo momento di sbandamento Haynes e Abts decidono di continuare: per i nuovi album di studio – THE DEEP END VOL. 1 (2001) e VOL. 2 (2002) – e per il successivo doppio dal vivo THE DEEPEST END (2003), invitano a suonare con loro grandi bassisti come Jack Bruce, John Entwistle, Roger Glover, Phil Lesh, Jack Casady, Tony Levin, Alphonso Johnson, Mike Gordon dei Phish e Flea dei Red Hot Chili Peppers. Solo con DÉJÁ VOODOO (2004), la band ritrova però un assetto stabile allargandosi a un quartetto che comprende Andy Hess al basso e Danny Louis alle tastiere; la stessa line up incide HIGH AND MIGHTY e MIGHTY HIGH dove Haynes, “guitar hero” tra i migliori della sua generazione e musicista dai gusti eclettici, approfondisce l’amore per la musica giamaicana sfoderando arrangiamenti reggae/dub di classici come “Play with fire” (Rolling Stones), “The shape I’m in” (Band) e “Hard to handle” (Otis Redding). A fine 2009 arriva BY A THREAD, ottavo disco di studio con il nuovo bassista Jorgen Carlsson al posto di Hess, ancora fortemente influenzato dal rock anni ’60-’70 e in particolare da Led Zeppelin, Jimi Hendrix e ZZ Top.

DISCOGRAFIA ESSENZIALE
GOV’T MULE 1995 Relativity
LIVE AT ROSELAND BALLROOM 1996 Foundation
DOSE 1998 Capricorn
LIVE…WITH A LITTLE HELP FROM OUR FRIENDS 1999 Capricorn
LIFE BEFORE INSANITY 2000 Capricorn
THE DEEP END VOL. 1 2001 ATO/BMG
THE DEEP END VOL 2 2002 ATO/BMG
THE DEEPEST END 2003 ATO/BMG
DÉJÁ VOODOO 2004 ATO/BMG
HIGH & MIGHTY 2006 ATO
MIGHTY HIGH 2007 ATO
BY A THREAD 2009 Provogue

Brian May conferma il film su Freddie Mercury. Nei panni del cantante Sacha Baron Cohen (Borat)



Era partita come poco più di una voce, nel giro di poche ore si era registrata qualche mezza conferma, adesso Brian May ufficializza: il film su Freddie Mercury, il suo indimenticabile compagno nei Queen, si fa. E a calarsi nei panni del grande cantante sarà proprio Sacha Baron Cohen, il comico britannico specialmente noto per i suoi ruoli di Borat, Brüno ed Ali G. In più il chitarrista ha rivelato che il co-produttore del film, ancora senza titolo, sarà un certo Robert De Niro. "Abbiamo con noi Peter Morgan che sta scrivendo il copione, che verterà su Freddie", ha detto May alla BBC. "Credo che noi cercheremo di stare fuori dal
film il più possibile. Mercury sarà Sacha Baron Cohen, il che probabilmente sarà uno choc per molta gente ma in realtà è in rapporti con noi da parecchio tempo. E' in questo progetto da quando, un paio d'anni fa, abbiamo iniziato a parlarne con Peter Morgan".

Syd Barrett: a ottobre nei negozi una compilation prodotta da David Gilmour


Verrà pubblicata dalla EMI e raggiungerà i negozi il prossimo 5 ottobre "An introduction to Syd Barrett", compilation ricca di inediti e rarità del "diamante pazzo" dei Pink Floyd prodotta dall'ex "collega" David Gilmour, che già collaborò con Barrett come coproduttore di "The madcap laughs" e produttore di "Barrett": le canzoni inserite nella raccolta - appartenenti sia al repertorio di Barrett solista sia a quelle relative al suo periodo di attività nei Pink Floyd e tutte rimasterizzate ex novo - includono cinque nuovi remix effettuati agli Astoria Studios con la collaborazione di Andy Jackson e Damon Iddins (ovvero "Octopus", "She took a long cool look", "Dominoes", "Here I go", con la presenza di una traccia di basso suonata da Gilmour e andata persa nel mixaggio originale, e una versione della floydiana "Matilda mother" dove nel testo sono presenti sia versi di Barrett che del poeta e scrittore Hilaire Belloc), oltre che alla versione in stereo di "Apples and oranges" e l'inedito assoluto "Rhamadan", strumentale di venti minuti prodotto in originale dell'ex manager Peter Jenner e sul quale pare siano presenti le congas suonate da Steve Peregrine Took dei Tyrannosaurus Rex. Ecco, di seguito, la tracklist di "An introduction to Syd Barrett":
"Arnold Layne"
"See Emily play"
"Apples and oranges" (Stereo version)
"Matilda mother" (2010 Mix)
"Chapter 24"
"Bike"
"Terrapin"
"Love you"
Dark Globe
"Here I go" (2010 Remix)
"Octopus" (2010 Mix)
"She took a long cool look" (2010 Mix, conosciuta anche come "She took a long cold look")
"If it's in you"
"Baby lemonade"
"Dominoes" (2010 Mix)
"Gigolo aunt"
"Effervescing elephant"
"Bob Dylan blues"
"Rhamadan" (bonus track)

Il disco sarà impreziosito da un artwork (nella foto) curato per l'occasione dal collaboratore di lunga data della band britannica Storm Thorgerson.
Nato nel 1946 a Cambridge, Syd Barrett - dalla fondazione, avvenuta a metà degli anni Sessanta, fino all'aprile del 1968 - fu la voce nonché l'autore principale dei Pink Floyd: la sua dipartità dal gruppo seguì di pochi mesi l'ingresso nella band dell'amico David Gilmour. Affetto da psicosi maniaco-depressive, schizofrenia e diabete, Barrett morì all'età di sessant'anni di tumore al pancreas.

sabato 18 settembre 2010

Jimi Hendrix, il ricordo a 40 anni dalla morte.


Una Fender Stratocaster cosparsa di gas fluido data alle fiamme con uno Zippo al termine di “Wild thing”, sul palco del Monterey Pop Festival. O quello ‘Star spangled banner’ trasfigurato, l’inno americano che diventa una botta di rock acido e psichedelico una mattina di agosto a Woodstock, dopo tre giorni di pace, amore e musica. L’iconografia di James Marshall Hendrix, il più grande chitarrista di tutti i tempi, racchiusa in due gesti.
Ma prima di diventare icona, Jimi attraversò la scena musicale come una stella cometa e, tra quel giorno del 1966 in cui fu scoperto da un collega a New York al 18 settembre di 40 anni fa, quando venne ritrovato morto in circostanze mai del tutto chiarite a Londra, la cambiò per sempre.
Una fidanzata di Keith Richards aveva dato una dritta a Chas Chandler, ex bassista degli Animals di passaggio a New York: che si recasse subito al Cafe Wha? per dare un’occhiata a questo tipo incredibile. Chandler vi trovò in cartellone Jimmy James and the Blue Flames; sul palco, un ragazzo nero, capigliatura afro, che suonava una Stratocaster al contrario. Quel mancino, che a novembre avrebbe compiuto ventiquattro anni, dopo essersi congedato dall’esercito aveva supportato come chitarrista ritmico Sam Cooke, B.B. King, Little Richard, Jackie Wilson, Ike and Tina Turner, Wilson Pickett, King Curtis, Curtis Knight, Isley Brothers, John Paul Hammond.
Ma su quel palco stava finalmente liberando la sua arte, stava dipingendo la sua visione della musica del futuro. Era qualcosa di mai visto né sentito prima. La sua immagine era dandy, ricercata ma avveniristica - come la sua musica, una miscela sonora che stava espandendo il blues in direzioni impreviste e imprevedibili. Chandler ne divenne il manager, lo mise su un volo di prima classe per Londra, gli affiancò Noel Redding al basso e Mitch Mitchell alla batteria e fece la storia. Jimi avrebbe fatto la leggenda. The Jimi Hendrix Experience incendiò Londra, e furono i suoi colleghi già celebri ad innalzarlo allo status di Migliore. Pete Townshend, Eric Clapton e Jeff Beck capirono e raccontarono a chiunque che quella versione spaziale del classico “Hey Joe” proveniva da un fenomeno autentico. Paul McCartney, quando erano passate solo poche settimane da “Are you Experienced?”, convinse gli organizzatori del Festival di Monterey a includerlo in tabellone.
Hendrix aveva folgorato la comunità delle rockstar, aveva sfondato lontano da casa e avrebbe suonato per tre anni e tre album per legioni di fans bianchi. Visse alla velocità della luce come lacerato su piani diversi che, purtroppo, faticò sempre ad armonizzare: lo studio, il palco e la vita privata.
In sala d’incisione ardeva la sua arte, prendeva corpo la sua visione, si sprigionavano la sua fantasia ed una tecnica inimitabile che avrebbe costituito una delle eredità di maggior valore e peso per la musica rock, pop, funk e jazz per decenni a venire. Riscrisse il vocabolario della chitarra elettrica, trasformò feedback e distorsione da effetti estemporanei in elementi di base e espanse i confini del suono che lo strumento poteva generare.
Sul palco creò per sé una figura teatrale che ebbe un impatto duraturo e definitivo sul modo di interpretare la dimensione live del rock, dettando nuovi stilemi a una psichedelia che non aveva mai coniato per sé un’immagine di contorno al suono. Dal vivo diede un senso vero alla catarsi, mutò le regole dello show, mescolò sessualità e spiritualità.
Nella vita privata fu incapace di sopportare le tensioni di una rockstar: troppo sensibile, non riuscì mai ad accettare con distacco (ed a gestirla) l’avidità di chi voleva solo sfruttarne la popolarità. Non seppe creare armonia tra la sua arte e la sua carriera, finendone logorato. Il Voodoo Child fu l’idolo rock dei bianchi che, però, stentava a fare breccia tra la sua gente: così come New York l’aveva incoronato solo dopo Londra, anche la Black Culture impiegò troppo tempo ad accoglierlo tra i propri eroi, incapace di digerire le contaminazioni sonore e sociali di una icona modernista che viveva disinvolto con musicisti e fidanzate bianche – qualcosa che faceva inorridire e incazzare pericolosamente le Black Panthers.
Abusato dai manager, Hendrix passò dagli Experience alla Band Of Gypsies, si sottopose a una routine massacrante di concerti a ogni latitudine e non riuscì che a consegnare agli archivi tre album: il già citato debutto, seguito da “Axis: bold as love” e dal doppio LP “Electric ladyland”. Una tripletta da fuoriclasse. Oggi sappiamo quale mole di materiale stesse processando prima di morire. Quali contaminazioni ulteriori stesse covando (la suggestione di una collaborazione con Miles Davis su tutte). Quante diramazioni la sua musica avrebbe generato, a prescindere dagli stili e dai generi.
Il 18 settembre 1970, pochi giorni dopo la sua ultima esibizione live all’Isola di Wight, mentre era al lavoro su “First ray of the new rising Sun”, Hendrix fu trovato senza vita a Londra, soffocato dal suo vomito provocato da un’intossicazione da barbiturici. Da quel momento il personaggio cominciò a insidiare il musicista, quando non a sorpassarlo. L’artista si trasformò in un’icona che nei decenni avrebbe rivaleggiato solo con quella di Che Guevara per diffusione e popolarità. Fu centrale nella musica e nella controcultura degli anni Sessanta e, suo malgrado, assurse a simbolo del decadentismo da morto illustrissimo quale fu. Ma, se fosse vissuto abbastanza, avrebbe messo radici nei suoi amati Electric Lady Studios e avrebbe continuato a dipingere scenari sonori incredibili.

venerdì 17 settembre 2010

Black Country Communion: 'Con noi torna lo spirito di Zeppelin e Deep Purple'


Saranno i cromosomi, saranno le condizioni ambientali, sarà lo stile di vità. Fatto sta che la Black Country, regione industriale inglese prossima a Birmingham e Wolverhampton un tempo annerita dalla fuligine e lo smog prodotti da fabbriche, fonderie e miniere di carbone, è da sempre una culla del rock duro inglese. Un fenomeno intergenerazionale, che da Glenn Hughes arriva a Jason Bonham, metà di un nuovo supergruppo che include anche due americani, il chitarrista prodigio Joe Bonamassa e il tastierista Derek Sherinian, e che in omaggio alle sue origini si chiama proprio Black Country Communion. Il disco omonimo con cui il quartetto si presenta tra qualche giorno nei negozi (il 28 settembre, in Italia) non passerà inosservato, e Hughes è il primo a esserne convinto. “E’ un classico, iconico album di blues/hard rock britannico. Come quelli che facevano i Led Zeppelin e i Deep Purple, gli Who e gli AC/DC. I fan italiani devono saperlo: questa è roba genuina, il disco per loro. Un album di inni rock. Ne sono molto orgoglioso e al momento non penso ad altro. Ci ho messo dentro tutte le mie energie”. Insomma: i Chickenfoot devono cominciare a preoccuparsi? “Sono miei amici, hanno fatto un bel disco. Ma il nostro è diverso, è come un disco live: si sente una sola chitarra per volta, e quando Derek suona l’organo non c’è il pianoforte. Anche molte delle parti vocali sono state registrate in presa diretta. Quattro giorni, ed era tutto finito. Le canzoni sono molto forti, molto solide. Fatte apposta per essere suonate sul palcoscenico”. Il suono, lo si sarà capito, è molto anni ’70: “Sì, perché è da lì che provengo. Ho suonato nei Deep Purple e nei Black Sabbath, e ora con me c’è il figlio di John Bonham, Jason, che porta alla band un groove zeppeliniano. In più abbiamo Joe Bonamassa, che è il nuovo maestro della chitarra blues ma anche un grande chitarrista rock. Attenzione: non un chitarrista blues che finge di essere rock. E’ rock è basta: e credo che nessuno sia riuscito altrettanto bene a fare crossover tra i due generi dai tempi di Jimmy Page”. Due inglesi e due americani, di età e background differenti: qual è il territorio comune? “Ero l’unico a conoscere tutti, prima di entrare in studio. Gli altri non si erano mai incontrati. In un certo senso gli ho fatto da padre, ho cercato di farli sentire a loro agio. Non era facile, per loro, mostrare subito la vera personalità a degli estranei. Ma io sono un workaholic, e un motivatore. Li ho spronati a tirar fuori il meglio di sé. Joe lo avevo incontrato tre anni fa a Los Angeles, alla NARM Convention dei rivenditori di dischi. Da allora siamo diventati molto amici, abbiamo cominciato a frequentarci e a ritrovarci a casa mia per suonare e improvvisare insieme, a volume sempre più alto: la musica che ne è uscita era inequivocabilmente rock. E’ stato Kevin Shirley, il produttore dell’album, a suggerire Jason e Derek. Con Sherinian ci siamo incontrati la prima volta nell’87; siccome è stato nei Dream Theater, sapevamo come avrebbe suonato: nel disco utilizza l’Hammond B3, il piano elettrico Wurlitzer e un vero mellotron. Jason invece lo conosco da quando aveva due anni, ci eravamo persi di vista e ci siamo di nuovo incontrati da qualche parte in Europa durante i nostri tour. Ricordava poco di me, ma mi ha fatto un sacco di domande su suo padre. Grazie a questo, tra di noi è nato un forte legame”. E com’era Bonham senior? “Un grande amico. Amava la mia band di allora, i Trapeze, mi accompagnava in macchina ai concerti e spesso saliva sul palco a suonare con noi ‘Medusa’, il pezzo che abbiamo ripreso sul nuovo album per volere di Joe e di Kevin. Era un gran batterista e una brava persona. Un ottimo padre di famiglia. Sì, lo so, ogni tanto dava di matto e diventava Bonzo, ma era un ragazzo delizioso. Jason, questione di dna, ha uno stile che lo ricorda molto, e credo che non abbia mai suonato così bene, almeno in studio. Se ho visto gli Zeppelin alla O2 Arena? No, ero impegnato con il lavoro”. Nessuna rivalità con loro, quando militava nei Deep Purple? “No, nessuna concorrenza. Eravamo amici, tra di noi c’era un ottimo rapporto. Gli Zeppelin erano sempre al top, la più grande rock band del mondo, anche se i Purple nel ’73 erano popolarissimi. Col gruppo mi trovavo bene, le cose funzionavano sia con Ritchie Blackmore che con Tommy Bolin. Quando entrò Tommy le cose cambiarono, perché c’erano tre nuovi membri nella band: io, lui e David Coverdale. E ho sempre pensato che ‘Burn’ fosse un grande album, anche se oggi con i Purple non ci scambiamo neanche più gli auguri di Natale...Resta uno dei miei dischi migliori, insieme a ‘Soul mover’ (2005), che ha venduto molto bene.

Ma ora c’è ‘Black Country Communion’: il mio migliore di sempre, non ci sono dubbi”. Diviso in due parti, come i vecchi LP: una prima facciata tostissima e zeppa di riff, una seconda più dilatata, improvvisata e psichedelica. “E’ vero, siamo stati io e Kevin a volerlo così. E’ una progressione naturale: il primo brano, ‘Black country’, è stato concepito per iniziare il disco. E volevo che l’ultimo pezzo fosse ‘Too late for the sun’, per lasciare spazio alla jam. E’ un disco vario, in ‘No time’ ho voluto inserire una parte molto orchestrata, ero sicuro che avrebbe funzionato. Ho composto io gran parte delle canzoni, diciamo il 75 per cento, ma c’è stata molta collaborazione. Ognuno ha messo la sua impronta sugli arrangiamenti. E io ho sempe scritto con questa band di virtuosi in mente, non per un mio disco solista. Non volevo fare un disco blues rock, soul rock o funky rock. Volevo un disco che sventolasse la bandiera del puro rock britannico”. Com’è la band dal vivo? “Abbiamo appena cominciato, abbiamo in programma uno showcase a Londra e un paio di concerti in Europa entro fine anno, ma il vero tour è rimandato all’anno prossimo. Suoneremo l’intero album e forse una cover degli Zeppelin. Non chiedermi quale, perché ancora non ne ho idea. Ma posso dirti che sul palco ci sarà molta improvvisazione”. Forse mr. Hughes sa anche spiegarci perché la Black Country inglese è una terra così fertile per il rock… “Forse perché è popolata da gente di estrazione operaia, dalla classe lavoratrice. Gente onesta, dall’approccio diretto. E nella musica di quei luoghi si coglie un che di ‘industriale’. Il nostro album ha l’aroma inconfondibile della Black Country, questo è sicuro. Ha quel tipo di palle, di aggressività e di energia”. Come nei gloriosi anni ’70, appunto. Gli ’80 sono stati più difficili… “Ho suonato su un album dei Black Sabbath (“Seventh star”), ho inciso ‘Hughes/Thrall’, un disco con Gary Moore e uno con i Phenomena. Ma degli ’80 e dei ’90, a essere sincero, ricordo poco altro. Ero troppo fatto. I ’60 sono stati il periodo migliore, ero un teenager che imparava le canzoni dei Beatles impratichendosi alla chitarra e cercando di afffinarsi come compositore. Nel 1969 cominciai a scrivere canzoni sul serio. Poi, nei ’70, sono diventato ricco e famoso e sono andato fuori di testa…sesso, droga e rock’n’roll. Lo facevano tutti: qualcuno è morto, qualcuno è impazzito, altri sono finiti in prigione. Mentre io sono ancora qui a parlarti, e mi sento una persona assolutamente normale. Gli ultimi quindici anni sono stati ok… Hai presente David Crosby, un mio caro amico? Lui porta ancora sulle braccia le bruciature della pipa con cui fumava il crack. La mia pelle, come vedi, è liscia, io le ferite le porto tutte nell’anima. Una parte del disco l’abbiamo registrata proprio agli studi Shangri-La, dove incisero Crosby, Stills & Nash: per me i loro primi due dischi (il secondo, “Déjà vu”, con Neil Young) sono la bibbia. E’ così che ho conosciuto la California. Ci sono andato per la prima volta nel 1970, me ne sono innamorato e non sono più tornato indietro. Mi sento ancora un hippie californiano, anche se oggi considero un po’ stancante la vita on the road. Preferisco godermi la casa in compagnia di mia moglie e dei miei animali domestici. Ma cerco di adattarmi, quando sono in giro: cerco di sentirmi a casa in ogni hotel in cui soggiorno, di fare uno show diverso ogni sera, di essere gentile con chiunque. E’ la mia missione, portare in giro un messaggio d’amore”.

giovedì 16 settembre 2010

STORIA DEL ROCK: Led Zeppelin


Nel 1965 i Rolling Stones cantano "Satisfaction" e i Beatles "Michelle", ma i giovani londinesi amanti del British Blues non hanno occhi che per gli Yardbirds, gruppo di Keith Relf ed Eric Clapton. Quest'ultimo tuttavia non è del tutto convinto della troppa eccitazione e della poca ortodossia che Relf imprime al gruppo, e se ne va, sostituito da Jeff Beck. Nonostante il successo sembri dietro l'angolo, i caratteracci dei componenti del gruppo portano a una nuova crisi interna, e a fare le valigie nel 1966 è il bassista Paul Samwell-Smith, sostituito dal giovane Jimmy Page, già contattato per sostituire Clapton qualche mese prima. La superiore tecnica di Page provoca un rimpasto di ruoli, e il chitarrista Chris Dreja si accomoda al basso, lasciando Beck e il nuovo arrivato a duellare in scena in momenti torridi come quello immortalato da Michelangelo Antonioni in “Blow up”. Tuttavia, nonostante gli sforzi di Page di tenere unito il gruppo, non è destino. Dopo il disco "Little Games", senza Jeff Beck, il gruppo si scioglie; il manager Peter Grant però ha firmato dei contratti, e Page cerca qualcuno per un gruppo da chiamare New Yardbirds. Nel 1968 assiste a un concerto degli Hobbstweedle, e vede per la prima volta Robert Plant. "Il solo ascoltarlo mi faceva sentire nervoso. A distanza di anni, accade ancora: il suo canto è una sorta di gemito primordiale". Il terzo tassello è rappresentato da John Paul Jones, piuttosto attivo come strumentista e produttore artistico per Rolling Stones, Donovan e Herman’s Hermits. Già da qualche tempo aveva seguito le mosse di Page, e fiutò le potenzialità di un gruppo cui mancava ormai solo un batterista: questo venne trovato in John "Bonzo" Bonham, uso a foderare i rullanti e i tom di carta stagnola per fare più rumore. "Ci ritrovammo a suonare in una stanza", ricorda Page, "e dopo poco ci rendemmo conto di cosa stava succedendo. Iniziammo a ridere, per la gioia o per la consapevolezza di quel che potevamo fare noi quattro insieme". Nel gennaio 1969 uscì LED ZEPPELIN, trenta ore di registrazione per un costo di 1782 sterline: un successo anche in America, dove entra nei Top 10; un salto di qualità per il rock-blues senza tradire le proprie origini nemmeno nelle incursioni nella musica tradizionale ("Babe I'm gonna leave you"). Già cominciano le prenotazioni per il secondo disco, che arriveranno a 350.000 unità. Il successo del gruppo è immediato, e inizia un decennio di pura "rock-stardom". Le folli notti dei componenti del gruppo appartengono alla leggenda del rock; altrettanto leggendaria la propensione a certe influenze spirituali e qualcosina di più: Jimmy Page si interessò molto alla figura di Aleister Crowley, sacerdote di Satana che ispirò anche i Black Sabbath e i Rolling Stones.
LED ZEPPELIN II è dell'ottobre 1969, e non solo non delude le attese dei fans, ma ne guadagna di nuovi grazie all'impatto di "Whole lotta love" e "Moby Dick". Muddy Waters farà causa al gruppo sostenendo che "Whole lotta love" è copiata da "You need love", ma in effetti tutto l'approccio dei Led Zep al rock, come dimostrano i bootleg, è fatto di continue citazioni, musicali e liriche. Nel 1970, Page e Plant si prendono un periodo di vacanza nel cottage gallese di Bron-yr-aur, che contribuirà a indirizzarli verso il recupero di strumenti e arie della tradizione celtica. Un primo risultato è LED ZEPPELIN III, dove il fragore di "Immigrant song" è bilanciato dalle trame gentili di "Tangerine" e "That's the way". Tanta dolcezza non intralcia la dimensione mastodontica che stanno assumendo i loro tour: nel 1971 capitano anche a Milano, ospiti del Cantagiro dove sono destinati ad esibirsi prima di Al Bano. La calca fuori dal velodromo Vigorelli è paurosa, e la polizia carica coi lacrimogeni. Plant è disgustato dall'organizzazione: "Non verremo mai più a suonare in Italia". La promessa sarà mantenuta. Nel novembre 1971 esce LED ZEPPELIN IV o "Zoso", come alcuni fans lo nominano ‘leggendo’ la dicitura di uno dei simboli carichi di chissà quali significati esoterici che i quattro hanno scelto per emblemi. Superclassico del rock, "IV" è l'apogeo di un modo di fare rock inimitabile: l’attacco possente ma per nulla banale di "Black dog", l'adrenalina di "Rock and roll", le delicate atmosfere di "Battle of evermore" e "Going to California", la monumentale "Stairway to heaven" entrano a pieno titolo nella storia del rock. Nel 1972 Page va in India a imitazione dei Beatles e di Mick Jagger qualche anno prima; di lì a poco qualcuno scopre (o pensa di scoprire) che il messaggio "if you listen very hard" contenuto in "Stairway to heaven" è letterale: facendo girare il solco al contrario, la puntina rivelerebbe una dolce elegia a Satana intonata da Plant. Nel marzo 1973 esce HOUSES OF THE HOLY, prima parziale delusione, anche a causa dell'impossibile raffronto con il disco precedente. C'è una ricerca di suoni nuovi, di atmosfere più sofisticate nelle quali è evidente la mano di John Paul Jones, che si dedica sempre più al mellotron in brani di notevole spessore come "No quarter" o "The rain song". Compare persino un reggae, "D'yer mak'er" (che non a caso si pronuncia come “Jamaica”).
La popolarità "live" del gruppo comunque è esente da pericoli, e le vendite di HOUSES OF THE HOLY permettono la creazione della Swan Song, etichetta del gruppo che imita anche in questo caso la Apple dei Beatles e la Rolling Stones Records. Primo frutto è PHYSICAL GRAFFITI (1975), doppio album discontinuo nonostante alcuni lampi: il suono appare sempre più involuto, ma effettivamente unico nel suo genere. "Kashmir" è il manifesto dei "secondi" Led Zeppelin: una fusione ambiziosa di rock, blues e musica tradizionale asiatica. Il 1976 è l'anno di PRESENCE, meno pretenzioso ma anche meno ispirato, dove ci si rifugia nei toni epici di "Achille's last stand", che sembra sottolineare la dimensione omerica di una megaband sempre meno interessata ai tempi che corrono. Nella loro Inghilterra il punk sta esplodendo, ma per gli Zep la canzone non cambia: THE SONG REMAINS THE SAME è il titolo del doppio album dal vivo e del film in uscita alla fine del 1976. Un'autocelebrazione, che precede un periodo buio di problemi personali e familiari, al termine del quale il gruppo, sempre veneratissimo, dà alle stampe IN THROUGH THE OUT DOOR, nei negozi nel 1979. Intriso di tastiere, composto in una sorta di limbo, è la testimonianza di una band che si è volontariamente allontanata dalle proprie radici blues, e si trova a proprio agio tra voglie di musica "progressive" quasi alla Yes. Durante le prove del nuovo, attesissimo tour, John Bonham viene trovato morto, a causa del cocktail di alcool e psicofarmaci che lo aiutavano a sostenere i ritmi elevatissimi e le performance straordinarie cui il gruppo aveva abituato il pubblico. I tre superstiti decidono che continuare non avrebbe senso. Abbastanza ricchi da potersi divertire con la musica, intraprendono diverse carriere, la più fortunata delle quali (senza esagerare) è quella di Plant, mentre deludono le prove di Page nei Firm, con Jeff Beck e con l'attesissimo disco solista "Outrider". Ogni tanto il gruppo si regala, in modo disincantato, ai fans osannanti: con la session "old rock" degli Honeydrippers (1984), al Live Aid, 1985 (Phil Collins alla batteria), in un concerto celebrativo per il quarantesimo compleanno della Atlantic, (1988, Jason Bonham, figlio di John, dietro i tamburi). Poi, la sorpresa: Page e Plant in tour assieme (anche in Italia, per una eccellente performance sotto un alluvione nel 1994 a Milano) e in un disco, NO QUARTER, a metà tra l'unplugged e il nuovo lavoro. Spiccano alcune spettacolari versioni di "Kashmir" e "Gallows pole", ma John Paul Jones, impegnato nel frattempo con Diamanda Galas, se ne ha a male. "Potevano chiedermelo, tanto più che hanno intitolato il disco come una canzone che mi appartiene in modo particolare". "Sarebbe stato come riformare i Led Zeppelin, e non era quello che volevamo", spiega Plant (che nel 1998 pubblicherà un altro album in coppia con il chitarrista, WALKING INTO CLARKSDALE). L’anno prima, anche per placare una fame di bootleg che a diciassette anni dallo scioglimento non accenna a diminuire, viene pubblicato il doppio The BBC SESSIONS, con esecuzioni dal vivo risalenti al periodo 1969-1971, selezionate dallo stesso Page. E’ solo l’antipasto: nel 2003 prende finalmente corpo un progetto a lungo favoleggiato, un doppio DVD di oltre cinque ore di durata che documenta in immagini, per la prima volta, l’evoluzione live della band, accompagnato da un triplo CD, HOW THE WEST WAS WON, compilato pescando da due concerti tenuti a Los Angeles e Long Beach a fine giugno 1972. Ma la vera bomba esplode quattro anni più tardi: nei primi giorni del settembre 2007 comincia a circolare notizia che Page, Plant, Jones e il figlio di Bonham, Jason, suoneranno a una serata di beneficenza in memoria di Ahmet Ertegun, fondatore della Atlantic Records e loro sostenitore della prima ora. I biglietti per il concerto reunion alla O2 Arena di Londra, 20 mila posti disponibili, vengono messi all’asta in rete provocando un’ondata record di contatti (20 milioni, secondo alcune stime). Causa una frattura al dito subita da Page, l’esibizione inizialmente fissata per il 26 novembre viene poi spostata al 10 dicembre: in quell’occasione gli Zeppelin sono preceduti sul palco da Rhythm Kings (il gruppo di Bill Wyman), Paolo Nutini, Foreigner e Pete Townshend, come loro legati alla Atlantic.

FORMAZIONE:
Jimmy Page: chitarre
Robert Plant: voce
John Paul Jones: basso, tastiere
John Bonham: batteria

DISCOGRAFIA ESSENZIALE
LED ZEPPELIN 1969 Atlantic
LED ZEPPELIN II 1969 Atlantic
LED ZEPPELIN III 1970 Atlantic
LED ZEPPELIN (FOUR SYMBOLS) 1971 Atlantic
HOUSES OF THE HOLY 1973 Atlantic
PHYSICAL GRAFFITI 1975 Atlantic
PRESENCE 1976 Atlantic
THE SONG REMAINS THE SAME 1976 Atlantic
IN THROUGH THE OUT DOOR 1979 Atlantic
CODA 1982 Atlantic
REMASTERS 1990 Atlantic
LED ZEPPELIN (BOX SET 4CD) 1990 Atlantic
THE BBC SESSIONS 1997 Atlantic
EARLY DAYS: THE BEST VOL. 1 1999 Atlantic
LATTER DAYS: THE BEST VOL.2 2000 Atlantic
HOW THE WEST WAS WON 2003 Atlantic
MOTHERSHIP 2007 Atlantic

STORIA DEL ROCK: Il Southern Rock


Se il rock degli anni '60 era stato monopolizzato da New York e dalla California, il decennio seguente si apre con la comparsa di nuovi epicentri musicali. E` un segno del lento, inesorabile assurgere del rock a principe dei generi di massa, ma anche del suo ridimensionamento, dei compromessi accettati con i generi vigenti.

L'area piu` ampia investita dall'espansione del rock e` quella degli Stati meridionali, gia` patria feconda di talenti emigrati all'Ovest nonche' epicentro del rockabilly e del country.

La mentalita` conservatrice e politicamente reazionaria dei sudisti aveva rappresentato a lungo un baluardo invalicabile per una musica innovativa e politicamente rivoluzionaria come il rock dei '60. Il riflusso, riscoprendo i valori tradizionali, pose invece il rock alla portata anche dei giovani del Sud.

Il rock sudista si basa su una forte componente di musica tradizionale, blues o country, che una miccia rock'n'roll fa esplodere in uno stile denso e selvaggio adatto al temperamento focoso dei bianchi autoctoni. L'improvvisazione collettiva e la cadenza prevalgono sulla melodia.

Fondamentalmente patrioti, rozzi e destroidi (sovente violenti, con punte fanatiche di nazi-razzismo), i complessi del Sud vanno direttamente al sodo, badano soltanto alla musica, alle buone vibrazioni: nessun messaggio nei testi, niente show decadenti sul palco. Col tempo si dimostreranno i piu` puri animali da concerto, i piu` efficaci intrattenitori di masse giovanili.

Il fenomeno e` in effetti un'appendice al blues-rock e non aggiunge molto al patrimonio di quel genere: ruolo preminente delle percussioni e ovviamente della chitarra, dove la lezione di Hendrix ha lasciato il segno, ma ampliando la strumentazione anche alle tastiere e ai fiati, ormai d'obbligo per tutti i complessi degli anni '70 e reminescenti del ruolo da essi avuti nel sound di New Orleans. Lungi dall'innovare, il southern-rock e` un altro tassello della restaurazione.

Come il country-rock era stata la risposta alle istanze progressiste del rock Sessantottino, cosi`, pur con le dovute proporzioni, il southern-rock, musica tipicamente bianca che esalta i valori tradizionali, si contrappone ora alla disco-music, cosmopolita e interrazziale; la musica della sana tranquillita` campestre contro il "ritmo" dei jet e dei computer.

Cio` nonostante, in quel periodo la musica rock attraversa una crisi cosi` profonda che il southern-rock acquista una sua importanza, contribuendo nel bene e nel male a tener lontano lo spettro della musica leggera. Meno commerciale dell'heavy-metal e meno scontato del country-rock, il Southern-rock ha se non altro l'aspetto di un sano divertimento, pur contenendo queste e altre forme del riflusso.

In linea con la letteratura locale (Faulkner, Steinbeck), il rock sudista e` stato una piccola saga provinciale, condito da quel po' di colore e tragedia che servivano per farne uno spettacolo attraente. Dal 1970 al 1973 si sono formati, e hanno espresso il meglio del genere, i complessi della prima generazione, sparsi fra la Florida e il Texas: gli Allman Brothers in Florida, Charlie Daniels a Nashville, gli ZZ Top nel Texas, gli Atlanta Rhythm Section nella Georgia, i Lynyrd Skynyrd in Florida, i Wet Willie nell'Alabama, la Marshall Tucker Band nella Carolina.



I Black Oak Arkansas dell'Arkansas (gruppo di heavy-metal boogie con tre chitarristi, Jim Dandy To The Rescue, 1975), gli Outlaws country-boogie della Florida (Green Grass And High Tides, 1975, il piu` trascinante boogie per cowboy, nove minuti di intrecci chitarristici e di epici ritornelli; There Goes Another Love Song, 1975; Ghost Riders In The Sky, 1981), e gli Amazing Rhythm Aces di Russell Smith, tipico gruppo calderone di Memphis (bluegrass, swing e rhythm and blues da night club, Third Rate Romance, 1975) hanno inaugurato nel 1975 la generazione degli epigoni.

In breve i complessi sudisti hanno pero` voltato le spalle al fantasioso e composito blues-rock, contaminandolo fino alle sevizie con scariche di alta energia heavy, ovvero esaltandone a dismisura la componente di grinta, virilita` e sadismo. I piu` hard-core, non a caso provenienti dalla Florida (la zona piu` rigogliosa e la patria dei duri per eccellenza, i Lynyrd), rivelano straordinarie somiglianze con l'hard-blues inglese (Cream, Free): i Molly Hatchett, ubriaconi e violenti, anche loro con tre incandescenti chitarre (Dave Hlubeck alla lead, Steve Holland alla ritmica, Duane Roland alla terza) e un cantante rissoso come Danny Joe Brown (Gator Country, 1978), Flirtin' With Disaster (1979) i 38 Special di Don Barnes e Jeff Carlisi, che dopo lo strumentale Robin Hood (1979) devieranno verso la melodia grintosa alla Who con Hold On Loosely (1981), Caught Up In You (1982) e il trascinante anthem Teacher Teacher (1984), i Blackfoot di Highway Song (1979), gli American Blues e i Jozefus di Dead Man (Hookah, 1969). Ogni complesso e` titolare di almeno un brano eroico, lungo, sferzante e travolgente; ma nessuno riesce a superare i limiti dello stereotipo dei Lynyrd (alcool, donne, scazzottate, boogie).


L'eccesso di uniformita` uccidera` il genere, dando spazio invece a complessi piu` originali, dalle bar-band di Charlie Pickett (Overtown, 1984; Destry Rides Again, 1988) ai LeRoi Brothers, dai Fools Face del Missouri, bar-band capace di un hard-rock melodico (American Guilt, 1981) ai Dash Rip Rock di New Orleans; dai Georgia Satellites di Keep Your Hands To Yourself (1986), chiassosi e spiritosi epigoni degli Stones, del boogie sottoproletario e del blues-rock per slide incendiaria (quella di Rick Richards), un repertorio continuato dal cantante Dan Baird sull'album solista Love Songs For The Hearing Impaired (Def American, 1992) e poi con i suoi Yayhoos su Fear Not The Obvious (Bloodshot, 2002), ai Junkyard, eredi dei Lynyrd Skynyrd (Hollywood, 1989; Blooze, 1989; Hot Rod, 1989).

Gli outlaw di Austin

Al risveglio musicale del Sud contribuisce in particolare il Texas, stato di grandi tradizioni nel campo della musica popolare bianca e nera. Il genere texano prende pero` l'avvio dal country, e si esprime attraverso il folk-singer, un folk-singer che risente della tradizione di fuorilegge di cui il Texas e` sempre stato orgoglioso.

Il nuovo "outlaw" (fuorilegge) prodotto dalla mitologia texana e` un fuorilegge musicale. Non attacca banche e diligenze, ma la tradizione country di Nashville, e con essa l'ipocrisia e la falsita` dei miti dell'americano medio. Gli outlaw del country sono una propaggine del movimento hippie. L'outlaw e` un rozzo texano con barba e capelli lunghi che ripudia le convenzioni del mondo pulito e ordinato della capitale musicale dell'America fascista.

Nel 1977 viene pubblicato il loro manifesto, Wanted! The Outlaws, che riunisce i tre "firmatari": Willie Nelson, Waylon Jennings (Good Hearted Woman, 1972; You Ask Me To, 1973; Luckenbach Texas, 1977; Mamas Don't Let Your Babies Grow Up to Be Cowboys, 1978, scritta da Ed Bruce; Amanda, 1979, scritta da Bob McDill) e Tompall Glaser (rhythm and blues di New Orleans e western swing).

Tutti e tre erano giunti al successo come cantanti country convenzionali di Nashville, ma tutti e tre avevano anche iniziato a flirtare con il rock (chitarre psichedeliche, basso incalzante, batteria prominente), e negli anni seguenti avrebbero ricevuto riconoscimenti in entrambi i campi. L'enorme successo dell'album Wanted (primo disco di platino del country) piego` persino gli ambienti piu` conservatori delle case discografiche.

Gli outlaw aprirono la strada ad altri cantanti della zona di Austin, i cosiddetti "cosmic cowboy". I maggiori furono Michael Murphey (Genorimo`s Cadillac, 1972; Cosmic Cowboy, 1973; ma poi mieloso imitatore di Denver in Wildfire, 1975), Jerry Jeff Walker, il desperado, sovrano incontrastato dei saloon, celebre per l'epica ballata country Mr. Bojangles (1968) e per essere stato arrestato venticinque volte per ubriachezza molesta; e Jesse Winchester, disertore rifugiatosi in Canada, esordito nel 1970 con un album di country romantico, nostalgico ed evocativo (con Brand New Tennessee Waltz, Biloxi, Yankee Lady), che non ha piu` saputo ripetere.

Sul loro esempio si formo` una generazione di cantautori sudisti, piu` o meno accomunati dallo stile rozzo e passionale detto "red neck rock", dei quali i maggiori sono Townes van Zandt e Lee Clayton, travolgente rocker honky-tonk alla Neil Young in Saturday Night Special (1978) e nella lunga I Ride Alone, su I Ride Alone (Capitol, 1979).

L'ultima generazione annovera diversi talenti di compositori, fra cui Guy Clark, Rodney Crowell, Butch Hancock, Ray Hubbard (Up Against The Wall Redneck, 1977).

Nell'insieme i cantautori sudisti affrontano tematiche molto legate alla loro realta` locale e difficilmente esportabili nel resto della nazione.

L'honky-tonk di Lubbock

Fenomeni di ribellione sudista nei confronti della ortodossia di Nashville, come il red-neck ebreo Kinky Friedman (Sold American, 1974), la revisione del roadhouse sound (un misto di rockabilly e di jump-blues) in chiave beat e Tamla da parte di "roadies" incalliti come Billy Swan (provetto chitarrista e autore di Polk Salad Annie, 1969, e I Can Help, 1974), favoriscono il formarsi di performer rockeggianti impregnati di tutti gli stili del Sud.

In particolare rinasce la figura del cantante di honky-tonk (la versione cadenzata e non arrangiata del country) attraverso: Gary Stewart, tenore feroce esploso nel 1975 (con il trittico Drinkin' Thing, Out Of Hand e She`s Acting Single) che rifa il verso al Dylan di Blonde (Your Place Or Mine, 1977; Ten Years Of This, 1977) o pennella blues notturni (Little Junior, 1978); Delbert McClinton, vulcanico shouter e armonicista delle roadhouse, dei juke-joint, dei saloon, che fonde blue-eyed soul, jump blues, country (titolare di classici del calibro di Shaky Ground, 1970; Two More Bottles Of Wine; Jerry Williams' Giving It Up For Your Love, 1980), il pianista Mickey Gilley, cugino e imitatore di Jerry Lee Lewis; e professionisti da saloon come Moe Bundy e John Anderson.

Alle spalle di questi cantautori e` cresciuta una generazione di "honky-tonk rocker" (generalmente un rockabilly ad alto volume condotto da chitarre, organo e sassofono), tutti originari di Lubbock, da sempre centro musicale del Texas: Terry Allen, T-Bone Burnette e Joe Ely.

Il red-neck rock ha subito cinque principali influenze: il country-blues del Delta, il folk di Woody Guthrie (nativo dell'Oklahoma, quindi della zona), il rock and roll di Buddy Holly (nativo proprio di Lubbock), l'honky-tonk di Hank Williams (anch' egli sudista) e la musica del vicino Messico (il "border" o "tex-mex").

Negli anni '80, forte del nuovo tradizionalismo country di Ricky Skaggs, l'honky-tonk avra` completato la propria trasformazione, e le nuove star dei giovani, Steve Earle.

I cantautori red-neck costituiscono un importante anello della catena che porta dal folk-singer del Greenwich Movement al rude bardo proletario degli anni '70, ovvero da Dylan a Springsteen. Con loro il cantante acquista un maschio vigore rurale che lo avvicina maggiormente allo spirito delle classi inferiori, e lo allontana definitivamente dall'intelligentia liberal. Non a caso, l'ideologia dei nuovi "folk hero" si situa all'estremo opposto di quella del Movement.

Il tex-mex

Il southern-rock non e` contraddistinto soltanto dalla propensione per le sonorita` rozze e dure. La "sun belt" (la "cintura" degli stati meridionali) e` anche un bacino di disparate influenze musicali, e alcune di queste si sono radicate profondamente nella cultura degli autoctoni. Ciascuna zona ha conservato un pezzo della propria storia sotto forma di ibridi musicali senza eguali. Naturalmente l'influenza piu` forte e` quella latina, visto che meta` di questi stati si affacciano sul Messico.

Lo stile tex-mex e` un misto di country di Nashville e rock and roll di Memphis sviluppatosi nel Texas meridionale assorbendo influenze latine (come la polka) e strumenti caratteristici come la fisarmonica. L'elemento principale e` il "conjunto", la musica popolare nata quando gli emigranti tedeschi e polacchi trapiantarono valzer e polka in Messico usando fisarmoniche piu` limitate ed economiche di quelle europee. Lungo tutto il "border" fra Messico e Texas il conjunto allieto` matrimoni, battesimi e feste patronali. Narciso Martinez registro` nel 1935 la prima polka texana e diede origine al "norterno", il conjunto del nord, musica in cui il fisarmonicista unisce al ritmo pulsante la frase melodica principale. Flaco Jimenez ha dominato il genere per vent'anni, facendo di San Antonio la sua capitale, superato soltanto dal fulmineo Esteban Jordan.

Buddy Holly fu il primo musicista a far ricorso al tex-mex, ma il primo a mostrare chiari segni di assuefazione latina fu il Sir Douglas Quintet di Doug Sahm.

I veri esponenti del genere sono comunque i chicanos locali, il piu` leggendario dei quali e` Freddy Fender, famigerato fuorilegge di lingua spagnola (autore di Wasted Days And Wasted Nights, 1959; ma esploso soltanto con Before The Next Teardrop Falls, 1975).

Le commistioni con il rock datano fin dal lontano 1965, quando Sam the Sham, un organista di Dallas, fuse il tex-mex con il garage-rock dell'epoca (Wooly Bully). Ed arrivano fino in era new wave, o meglio "nueva wavo", quando Joe King Carrasco (Teutsch) ripete l'esperimento con enfasi sulla ballabilita` da party e con un piglio nettamente piu` sacrilego (Caca De Vaca, 1980; Let's Go, 1981).

Il bayou-rock

Nella Louisiana l'area dei "bayou" ha conservato una tradizione musicale molto distintiva. Il sound del luogo, un misto di country, rock e soul, e` stato spesso soprannominato "swamp rock", poiche' in qualche modo riproduce i ritmi naturali delle zone paludose. L'esempio piu` noto di queste sonorita` e` rappresentato sicuramente dagli hit dei Creedence Clearwater Revival. Dr. John ne da` una versione piu` cosmopolita ed esuberante.

Dopo di lui il maggior esponente del genere e` Tony Joe White, reso famoso dalla divertente ballata Polk Salad Annie (1969 di Swan). Un altro classico del bayou-rock e` Amos Moses (1971) di Jerry Reed, chitarrista country & western demoniaco (When You're Hot, 1971; Lord MrFord, 1973).

Il revival dell'old-time music ha riportato alla luce anche cayun (la musica degli acadiani per violino e fisarmonica) e zydeco (la versione blues che ne fanno i neri). Cajun sono l'eccentrico violinista Doug Kershaw, la prima star del genere (Lousiana Man, 1960; Diggy Diggy Lo, 1962), e il giovane Zachary Richard, che contamina il genere con il rock, il blues e il funk (le jam Chanquis Chanque, 1976, e Ballade De Beausoleil, 1978, fanno al cajun cio` che gli Allman fecero al blues-rock). Zydeco e` il fisarmonicista Clifton Chenier, il piu` grande musicista nero della zona, miscelatore di valzer, blues, jug, kitsch e boogie (Louisiana Blues, 1976; Bogalusa Boogie, 1976).

B.B.King oggi compie 85 anni


Considerato universalmente il più grande chitarrista blues della storia musicale – tra il 1951 e il 1985 riesce infatti a piazzare settantaquattro successi nella classifica R&B di Billboard - Riley King nasce nel 1925 da una famiglia di musicisti e ben presto entra nel mondo della musica, cantando nella chiesa locale e poi n un quartetto scolastico. Nei primi anni ’40, mentre impara a suonare la chitarra, forma un gruppo gospel con il quale si esibisce nelle chiese. Nel dopoguerra si trasferisce a Memphis dove, oltre a fare il dj, si esibisce con il nome di Blues Boy, che presto si trasforma in B.B.
Gli anni Cinquanta sono formidabili per B.B. King: riesce infatti a piazzare venti successi in classifica come "You Know I Love You" (1952), "Woke Up This Morning" and "Please Love Me" (1953), "When My Heart Beats like a Hammer," "Whole Lotta' Love," and "You Upset Me Baby" (1954), "Every Day I Have the Blues", "Sneakin' Around," and "Ten Long Years" (1955), "Bad Luck," "Sweet Little Angel," "On My Word of Honor" (1956), "Please Accept My Love" (1958).
Grande sperimentatore, sempre accompagnato dalla fedele chitarra Lucy, negli anni Settanta riesce ancora a fare centro con "To Know You Is to Love You" e “I Like to Live the Love" (1973), ma l’album LOVE ME TENDER – molto atteso per il suono country di Nashville – è un disastro.
L’attività dal vivo procede anche con trecento date in un anno, mentre la lavorazione in studio comincia a diradarsi. Il ritorno al blues degli esordi avviene nel corso degli anni ’90, con una serie di ottimi lavori: solo nel 1993 esce BLUE SUMMIT, un disco di duetti. Nel 1999 viene pubblicato LET THE GOOD TIMES ROLL: THE MUSIC OF LOUIS JORDAN e il successivo RIDING WITH THE KING (2000), in collaborazione con Eric Clapton. Nel 2005 invece è la volta di 80, che celebra gli ottanta anni dell’artista.
A settembre 2008 viene inaugurato il B.B. King Museum and Delta Interpretive Center in Mississipi.

mercoledì 15 settembre 2010

Dal 20 settembre si può soggiornare nell'albergo di Jimi Hendrix



Jimi Hendrix morì a Londra il 18 settembre 1970. Dal prossimo 20 settembre sarà possibile soggiornare presso il suo albergo preferito, non quello in cui la morte lo colse, il Samarkand di Lansdowne Crescent a Notting Hill, bensì il suo amato Cumberland, nel West End della capitale britannica. O, meglio, sarà possibile trascorrere la notte nella nuova Jimi Hendrix Suite che sta per essere inaugurata in vista del quarantesimo anniversario della scomparsa del grande chitarrista. La suite si trova allo stesso piano, il quinto, dove si trovava quella di Jimi. I designer Mary Gannon e Cynthia Garcia, nel ricreare la stanza, non hanno voluto puntare sulla fedeltà assoluta bensì "su una versione contemporanea degli anni Sessanta psichedelici". Coperte a zebra, in TV in loop l'ultima intervista a Jimi, registrata al Cumberland l'11 settembre, pareti e soffitti con graffiti anni Sessanta. La suite, come si può immaginare, non viene concessa a prezzi popolari: una notte per due persone costa 399 sterline, circa 498 euro al cambio attuale.

sabato 11 settembre 2010

Aria di Pink Floyd? Nuova collaborazione tra David Gilmour e Roger Waters


Si sono ritrovati a Luglio scorso dopo anni di incomprensioni e qualche frecciata. E adesso progettano una nuova collaborazione. E' presto, probabilmente troppo presto per parlare di "aria di Pink Floyd". Ma, questo è sicuro, qualcosa si sta muovendo perché David Gilmour e Roger Waters hanno ricominciato a sentirsi. Il "la" è stato dato alla Kiddington Hall nell'Oxfordshire. Dave e Roger, ad una serata benefica in favore dei bambini della Palestina, sono saliti assieme sul palco per la prima volta dalla splendida serata del Live 8 di cinque anni fa all'Hyde Park di Londra per eseguire tre pezzi dei Floyd, "Wish you were here", "Comfortably numb" e "Another brick in the wall (Part two)", più "To know him is to love him", quest'ultima cover di Phil Spector. E adesso spunta una nuova occasione di incontro. Waters ha infatti rivelato che Gilmour ha accettato di apparire ad uno dei concerti in cui eseguirà integralmente "The wall". La data scelta non è stata rivelata perché si tratterà di "una sorpresa". Il primo show è fissato per il prossimo 15 settembre a Toronto, Ontario; nel nostro Paese l'esecuzione del doppio LP di fine '79 avrà luogo al Forum di Assago (MI) nei giorni 1°, 2, 4 e 5 aprile 2011.

giovedì 9 settembre 2010

Dopo 25 anni Mike Portnoy ha lasciato i Dream Theater



Mike Portnoy, il batterista dei Dream Theater, ha lasciato la band. Il 43enne prodigioso musicista di Long Beach ha ammesso che, dopo 25 anni in line-up, la sua decisione possa sembrare "uno choc totale". Ma, dopo aver ribadito che lui i Dream Theater li ha "fondati, condotti e veramente amati per un quarto di secolo", Mike ha esposto il motivo che
lo ha spinto alla radicale mossa. Stanco e teso dopo vent'anni di lavoro senza interruzioni, il musicista ha chiesto agli altri membri di prendersi una pausa per ricaricare le batterie. Gli altri non ne hanno voluto sapere e gli hanno reso noto che sarebbero andati avanti senza di lui. Mike, il cui padre escogitò il nome "Dream Theater", ha così rassegnato le dimissioni nonostante volesse solamente un'interruzione. "Ho deciso di sacrificarmi e uscire dal gruppo per non ostacolare i loro desideri", ha detto il batterista. Il musicista, da quanto si apprende dal comunicato immediatamente successivo dei DT, seppure con tristezza sarà presto rimpiazzato. "E' con profonda tristezza - rammarico - che annunciamo che Mike Portnoy, il nostro amico e batterista da sempre, ha deciso di uscire dai Dream Theater. Il peso di
Mike nel gruppo è stato fondamentale per noi professionalmente e musicalmente, ma anche a livello personale. Non si discute. Mike è stato uno dei motori di questa band", ha affermato il resto della band. Le registrazioni del nuovo album inizieranno nel gennaio 2011 e nel nuovo anno ci sarà un nuovo tour mondiale. Senza Portnoy.

Rolling Stones in tour nel 2011 per il 50° anniversario della loro fondazione


Prima effettiva conferma a quella che finora era parsa poco più di una teoria, esposta da un tabloid londinese: i Rolling Stones potrebbero effettivamente andare in tour nel 2011 per il cinquantesimo anniversario dela loro fondazione. La band britannica, assieme nel 1962, inizierebbe la serie di date nel 2011 e terrebbe -così aveva riferito il quotidiano- l'ultimo show nel 2012 quando le età combinate dei membri saranno giunte a 268 anni. Ora Charlie Watts ha fatto intendere che qualcosa effettivamente bolle in pentola. Intervistato dal quotidiano francese "Le Parisien", il veterano batterista ha detto: "Ci siamo detti che, se faremo qualcosa, sarà o l'anno prossimo o quello dopo ancora. Abbiamo raggiunto un'età in cui non si può guardare troppo avanti nel futuro".

James Blunt: in arrivo a novembre il nuovo album 'Some kind of trouble'


Uscirà il prossimo primo novembre il nuovo album di James Blunt, intitolato "Some kind of trouble". Il disco del canatante inglese, diventato famoso con il singolo "You're beautiful" del 2005, sarà anticipato dal primo estratto "Stay the night", disponibile in questi giorni nei negozi di dischi. Malelingue, tuttavia, sostengono che il nuovo brano di Blunt ricordi molto "Hey, soul sister" dei Train. "Questo nuovo album ha un sapore più pop dei precedenti, sarà più allegro, frizzante e divertente dei suoi predecessori. Vorrei che chi lo ascolta provi gioia. Ci saranno, ovviamente, anche brani più introspettivi, 'alla Blunt'" , ha dichiarato l'artista. Tra i titoli inseriti nella tracklist compaiono "Spectacular", "Serendipity" e "Trust".

mercoledì 8 settembre 2010

I dischi dei Pink Floyd ritirati dalla distribuzione digitale


Diversi dischi dei Pink Floyd del periodo post-"Dark side of the moon" come "Wish you were here" e "Animals" sono stati ritirati dal mercato digitale: come riporta Billboard, infatti, è scaduto da poco - il 30 giugno - l'accordo tra i membri della band e la EMI, che ne curava la distribuzione dal 2000. Il resto del catalogo - i primi album e gli ultimi, è ancora disponibile su iTunes e simili, mentre i dischi mancanti dalla distribuzione digitale sono ancora disponibili in formato fisico perché la EMI ha delle copie di magazzino, ma non potrà più stamparli. Almeno non fino a quando verrà trovato un nuovo accordo: Billboard riporta che il management del gruppo ha cercato per un anno e mezzo un accordo con diverse major, ascoltando proposte e scatenando una sorta di asta, che però pare essersi spinta troppo in là fino ad andare deserta. La EMI ha rifiutato di commentare la vicenda, così come i membri del gruppo.

martedì 7 settembre 2010

Dublino: Guns N'Roses presi a bottigliate. Tutto il video su BluesRockNews

Non c'è due senza tre. Dopo essere arrivati in ritardo di un'ora in Gran Bretagna, sia a Reading sia a Leeds, i Guns N'Roses si sono fatti attendere per un'ora anche a Dublino. Solo che gli irlandesi non l'hanno presa bene. E una minoranza l'ha addirittura presa come un affronto personale ed ha reagito tirando bottiglie di plastica "ed altri articoli" sul palco quando la band è arrivata. All'inizio, verso le 22.25 dell'1 settembre, i GNR hanno attaccato con "Welcome to the jungle" ma dopo un paio di partenze false Axl Rose ha stoppato i musicisti e ha detto: "Ok, mettiamoci d'accordo: un'altra bottiglia e qui andiamo a casa. Dipende da voi. Noi vorremmo rimanere. Volete che restiamo? Noi vogliamo rimanere, vogliamo divertirci. Se voi non volete divertirvi, la sola cosa che dovete fare è farcelo sapere; nessun problema, ce ne andiamo". Il gruppo, secondo varie fonti locali, ha eseguito tre brani e poi ha guadagnato i camerini. A questo punto un portavoce ha tentato di far calmare il pubblico. Alle 23,10 le luci si sono accese e gran parte degli spettatori è uscita dalla O2 Arena. Ma verso le 23,30 il gruppo è tornato a sorpresa sul palco ed ha terminato il concerto davanti alle pochissime persone rimaste.

sabato 4 settembre 2010

UFO: a ottobre un cd/dvd celebrativo


Gli UFO, la leggendaria band britannica di hard rock e metal formatasi nel 1969 e ancora attiva, presto saranno celebrati in un cd/dvd intitolato "UFO - hard rock legends vol. 1". In uscita il 26 ottobre, conterrà riprese del concerto tenuto il 29 novembre 1980 a Dortmund, presso la Westfalenhalle; tutto il materiale proviene dagli archivi della tv tedesca, più precisamente del programma Westdeutscher Rundfunk (ancora oggi in onda e iniziato nel 1974). La performance è riferita al periodo immediatamente successivo all'abbandono da parte del chitarrista Michael Shenker, ma fotografa una band assolutamente in forma ed energica, nonostante i problemi di formazione. Il concerto si apre con "Lettin' go" e si chiude con un doppio bis composto da "Rock bottom" e "Doctor doctor".

Crosby, Stills & Nash: album di cover con Bob Dylan



Crosby, Stills & Nash stanno lavorando, in compagnia del rinomato produtore Rick Rubin, su un album di cover di brani specialmente rock. Graham Nash ha rivelato a fonti USA che, sebbene il trio abbia svolto solamente circa un terzo del lavoro, i pezzi identificati per il disco ci sono quasi tutti: Eccoli: "Girl from the north country" di Bob Dylan, "Ruby Tuesday" dei Rolling Stones, "Norwegian wood" dei Beatles, "Midnight rider" della Allman Brothers Band, "Reason to believe" di Tim Hardin, "Lives in the balance" di Jackson Browne, "You can close your eyes" di James Taylor e "Uncle John's band" dei Grateful Dead.
"Stiamo andando lenti come non mai", ha detto Nash, "perché siamo in tour da maggio e lo saremo fino ad ottobre. Vogliamo che venga fuori una buona cosa, e anche Rick lo vuole, quindi stiamo procedendo con calma per essere sicuri di fare un bel disco". Il trio dovrebbe tornare in studio, dopo un periodo di riposo seguente alla fine della serie di concerti, ad inizio 2011. I CSN, attivi da fine anni Sessanta e di tanto in tanto affiancati da Neil Young, hanno debuttato discograficamente nel 1969.

venerdì 3 settembre 2010

Radiohead: bootleg autorizzato (e gratis). Il link per scaricarlo è su BluesRockNews


I Radiohead hanno consegnato a cinquanta fan abitanti nella Repubblica Ceca i master delle registrazioni di un concerto tenuto a Praga lo scorso 23 agosto con l'intenzione di produrre un bootleg ufficiale da rendere disponibile gratuitamente sul Web: i fortunati, che avevano filmato con mezzi propri lo show di Thom Yorke e soci nella già capitale cecoslovacca, hanno talmente impressionato i membri della band da convincerli a "regalare" ai volonterosi ammiratori le registrazioni effettuate dallo staff ufficiale. Una sola - e perfettamente in linea con lo spirito del progetto, ampiamente condiviso dal gruppo, la raccomandazione degli autori: "Assolutamente non in vendita: fatto dai fan per i fan. Per favore condividetelo. Buon divertimento!".Il progetto, del quale è disponibile una breve anticipazione su Youtube (oltre alle clip delle singole), è disponibile nella propria interezza in download gratuito a questo indirizzo:http://natalynz.free.fr/Radiohead_Prague/Download.html

giovedì 2 settembre 2010

Joey Jordison degli Slipknot è 'il miglior batterista'


Joey Jordison è stato votato "miglior batterista degli ultimi 25 anni". Il musicista degli Slipknot, dal vigorosissimo stile, ha battuto concorrenti come Dave Grohl, ex batterista dei Nirvana, e Phil Collins. Nella lista pubblicata dal mensile britannico "Rhythm", Grohl si è piazzato quinto e l'ex Genesis invece nono. Jordison, 35 anni, dell'Iowa, ha ricevuto quasi due quinti dei 100.000 voti espressi. Il musicista ha commentato: "Non ho parole, questo risultato è più che incredibile. Questa cosa la terrò a mente tutti i giorni". Recentemente Jordison ha riferito a RockRadio che la band continuerà senza rimpiazzare il bassista Paul Gray, morto lo
scorso 24 maggio a 38 anni.

John Lennon avrebbe compiuto 70 anni, Yoko Ono lo festeggia


La vita e le opere di John Lennon saranno ricordate e festeggiate da Yoko Ono il prossimo 9 ottobre, il giorno in cui l'ex Beatle avrebbe compiuto 70 anni. John nacque il 9 ottobre 1940 presso il Maternity Hospital di Oxford Street a Liverpool e fu assassinato l'8 dicembre 1980 a New York City. La vedova ha deciso che il clou delle manifestazioni si terrà, con varie attività tra le quali un concerto della Yoko Ono Plastic Ono Band, in Islanda. Il "Lennon Ono Grant for Peace" sarà per l'occasione assegnato al regista Josh Fox, allo scrittore Michael Pollan, all'autrice ed attivista Alice Walker e all'attivista Barbara Kowalcyk. Yoko, 77 anni, dopo la consegna dei riconoscimenti andrà ad accendere la struttura Imagine Peace Tower che sorge a Viðey, un'isola non distante dalla capitale Reykjavik.

Lenny Kravitz al lavoro sulla canzone che registrò con Michael Jackson



Lenny Kravitz ha confermato d'essere al lavoro sul brano che aveva registrato con Michael Jackson prima della scomparsa del King of Pop. Il pezzo s'intitola "Another day" ed è la canzone della quale 30 secondi furono postati online da un ignoto nello scorso gennaio. Lenny, che aveva descritto la collaborazione con Jackson "una delle più incredibili esperienze musicali", negò con veemenza d'essere lui l'autore del "leak". Ora però Kravitz (New York City, 46 anni) ha riferito d'aver ripreso in mano il pezzo. In occasione di quello che sarebbe stato il cinquantaduesimo compleanno di Jacko, Lenny ha detto: "Buon compleanno
Michael. Sento il tuo spirito qui con me mentre sto lavorando ad una nuova versione del nostro brano". Kravitz sta anche lavorando sul suo nuovo album, per ora intitolato "Negrophilia". Nello scorso gennaio l'artista disse: "Come sapete, e come avete anche ascoltato, la canzone -o meglio parte della canzone- è stata messa online ma non da me perché la mia copia è sotto chiave dal giorno che l'abbiamo registrata. Il DJ che parla sul brano, beh non so chi sia quella persona e non so come qualcuno abbia fatto ad ottenere una copia del pezzo. Non so quale sia lo scopo, ma la persona che l'ha messa su Internet non ha niente a che fare con la canzone. La registrazione è stata uno dei momenti musicali più incredibili che abbia mai vissuto; è stata fatta da due persone che si rispettavano e che amavano la musica. Questo e basta. Vorrei che la questione venisse risolta il prima possibile perché mi piacerebbe che i fan, la gente che amava Michael, possano ascoltare il brano integralmente. Come Michael ed io avremmo voluto".