
L'Osservatore Romano, voce del Vaticano, nota come i testi di Bono per le canzoni degli U2 abbiano in più di una occasione dei risvolti religiosi. In un articolo firmato da Gaetano Vallini ed intitolato "Re Davide? Una pop star", si scandaglia il libro "U2. The name of love" di Andrea Morandi. Questi tre passaggi trati dal servizio: "A guidarci in questa singolare ricerca filologica è il critico musicale Andrea Morandi in U2. The Name Of Love (Roma, Arcana, 2009, pagine 664, euro 22), un libro in cui vengono analizzati tutti i testi di Bono, dal primo album, Boy del 1980, all'ultimo, No Line On The Horizon dello scorso anno. Un lavoro interessante e sorprendente, visti i risultati: 'La presenza della Bibbia nei primi dischi - afferma, infatti, Morandi - era una cosa nota. Ma che continuasse in modo persistente fino all'ultimo cd è stata una vera scoperta'".
"Certo, a molti giovani farà un certo effetto scoprire una così forte religiosità in una rock star del calibro di Bono e in un gruppo tanto noto e impegnato, eppure le canzoni sono lì a dimostrarlo. A cominciare dal brano "40", contenuto nel disco War, il cui testo si richiama al Salmo 40, del quale riporta alcuni versetti, con l'aggiunta della frase - How long to sing this song? "Per quanto a lungo dovremo cantare questo canto?" - ancora oggi ripetuto dalle migliaia di persone, giovani e non, che affollano i concerti della band in tutto il mondo". "Dalla Genesi ai Salmi, da Abacuc all'Apocalisse - come nel brano Fire, dove le suggestioni del sesto capitolo del testo giovanneo si ritrovano nella descrizione del sole nero, delle stelle cadenti - e arrivando ai Vangeli e scoprendo che in When Love Comes to Town si narra della tunica di Gesù giocata ai dadi, o che in Until the End of the World si parla di Giuda e del suo tradimento. In Tomorrow, dopo citazioni varie si giungerebbe addirittura all'annuncio del ritorno di Gesù: "Apriti, apriti / all'Agnello di Dio / all'amore di Colui / che ridonò la vista ai ciechi / Egli sta tornando". "Non mancano richiami a scrittori cristiani celebri come Clive Staples Lewis, autore protestante molto amato da Bono, al pari della cattolica Flannery O'Connor, della quale apprezza il suo "modo di rappresentare il rapporto tra le persone comuni e Dio". Ma - aggiunge Morandi - "la cosa che rende convincente la scrittura di Bono è la sincerità con cui mette in campo una fede fatta di domande rivolte a un Dio vicino, un amico con cui si può anche litigare".
"Insomma, spogliato dell'alone del successo, degli abiti di profeta del rock e di paladino di quel terzo mondo afflitto da povertà e fame, del personaggio influente e autorevole chiamato a parlare anche a consessi internazionali - si ricorda l'impegno in occasione dei concerti Live Aid in favore dell'Africa e della campagna che li accompagnò, che lo portò anche in Vaticano il 5 settembre 1999 quando ebbe un'udienza con Giovanni Paolo II - Bono resta un uomo in continua ricerca".